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      .. e mormorò con un sospiro: sarò madre!...
      Mute rimasero le labbra... nella pupilla delirante della tradita egli fissò il suo sguardo, freddo e severo. Inerti le sue braccia accolsero la fanciulla...
      Un grido disperato uscì dal petto dell'infelice... in atto di trasognata, stringendo con convulsa frenesia la sua testa tra le sue mani tremanti, ella lo guardò, alzò al cielo le sue pupille accese d'un lampo che dovette riflettere tutta l'atroce tempesta della sua anima, sulle sue labbra, morì col sospiro, l'ultimo addio alle sue spente illusioni... e svenne.
     
     
      CAPITOLO SESTO
     
      Così dovea essere.
     
      È una fredda e mesta mattina di febbraio... una fitta nebbia occupa lo spazio fra cui invano cerca farsi strada un debol raggio di sole, il viandante, avvolto nel suo ferrajuolo, volge sollecito il passo ove lo chiamano le sue faccende, tutto è triste... tutto inclina ad un senso profondo di melanconia... il passero istesso sulle gronde delle case, oppure su qualche muricciuolo, stassi ratrappito, e par restio di spiegare il suo volo agile e leggiero... Il funebre rintocco d'una squilla solenne e ferale si spande d'intorno... e simile ad una nota di lamento, sembra richiamare il pensiero sulle gioie troppo caduche che rivestono d'un sorriso l'esistenza.
      Adelia, curva la fronte dal dolore, eppure calma e serena, nella coscienza di sè stessa, attende l'ora funesta che gli aleggia intorno... Pallida più che le bianche cortine del suo letto, ella giacesi, collo sguardo fisso, entro cui nuotano ancora le memorie di giorni troppo presto trascorsi.


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Adelia
di Ulisse Barbieri
1867 pagine 26