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      ... per cui la parola non ha nome, pregava muta ed inginocchiata, intrecciando ad una croce una corona di quei fiori che ella tanto aveva amati, e sembrogli che col loro ultimo olezzo gli parlassero l'ultimo amoroso addio del suo povero angelo.
      L'istessa sera i vetri d'una casa, che riflettevano la luce di dorati doppieri, tremavano al moto d'una sfrenata danza, Carlo, stretto al seno l'esile corpiccino di gentil donzella, volteggiava, nel vortice d'un waltzer, mormorando all'orecchio della danzatrice la solita menzogna di tutti, e di tutti i giorni: t'amo!...
     
      Ulisse Barbieri.


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Adelia
di Ulisse Barbieri
1867 pagine 26

   





Carlo Barbieri