«Voi siete eletto qui.
«Optate per il dipartimento d'Algeri.
Se la Francia accetta la pace, venite in Algeria con Garibaldi a conservare la Repubblica».
Il generale aveva lasciato il suo quartier generale posto al castello di Montigny e giunse dopo ventiquattro ore, cioè al mezzogiorno del 12, a Bordeaux.
Egli stava benissimo e pareva che le fatiche lo ringiovanissero.
Appena giunto a Bordeaux volle fare una corsa lungo la Garonna, e a tal uopo noleggiò un vaporino. Tornato dopo due ore trovò sulla riva una gran folla che lo accolse col grido: Vive le saveur de la France!... Gentili signore sventolavano dai balconi dalle vie i loro bianchi fazzoletti.
Ognuno voleva avvicinarsi all'eroe di Montevideo, di Roma, di Marsala!... al difensore dei Vosgi!
Le signore stimavano il più grande degli onori che loro venisse concesso, quello di potergli stringere la mano; di attirare su esse se non altro il suo sguardo.
Ond'è che assaltato da tanta calca e tanto entusiasmo, durò somma fatica a rientrare nell'albergo di Wantes a pochi passi dal Quai. Sino alla sera la folla assediò letteralmente l'albergo, e si diradò sul calar della notte il tramestìo, quando si fu certi che il generale non sarebbe più uscito.
Lo visitarono alcuni suoi amici, e gli chiesero quale fosse il suo programma:
Ecco il mio programma, rispose Garibaldi:
1°. Il mio voto è per la Repubblica. La Repubblica è il governo delle genti oneste, è il governo che cade per la corruzione e si sostiene colla virtù; è il solo governo che può impedire alla Francia d'avere una rivoluzione prima di sei mesi.
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