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      ... saluti d'amici!... La leggenda lo attornia con le mille sue larve!... Ed egli, sublime figura rischiarata della luce delle grandiose sue opere, giganteggia su quello scoglio remoto che la natura gli ha eretto come un piedistallo.
      Nelle sue conversazioni il guerriero, ridivenuto agricoltore, non si stanca di ricordare l'affettuosa accoglienza fattagli in Francia dalla popolazione. Ma dalla Francia ufficiale cosa ebbe egli?... Da quell'assemblea che si dice repubblicana ed è vigliacca d'anima ed ebete di mente? Disprezzo ed insulto!... L'assemblea che vagheggia i programmi di un duca di Grammont!... una Francia colla sua fede in Dio, e nella religione!... coll'inviolabilità del suo ebete unto del Signore!... col suo rispetto alle leggi che si poteva tradurre nella vigliacca sommissione al nuovo despota che stavano concertando di regalarle, non poteva che insultare a Garibaldi che era la personificazione di tutto ciò di cui essa doveva aver paura!...
      La sola cosa che egli chiese alla Francia... fu la parola... e gli fu rifiutata.
      La sua voce fu soffocata dal tumulto.
      I suoi colleghi del momento, i futuri bombardatori di Parigi, lo temevano. Egli poteva parlare per la continuazione della guerra ed essi non la volevano. Parlare per la nazionalità di Nizza che essi volevano tenere stretta quanto più erano prossimi a perdere altre terre di nazionalità non meno promiscua. Voleva egli legar loro solennemente di compiere l'opera repubblicana come il nuovo edificio che doveva sollevare la Francia?


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Gli incendiari della Comune
di Ulisse Barbieri
Legros Felice Milano
1871 pagine 143

   





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