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      Ma la repubblica essi la accettavano come una transazione per oggi per poterla calpestare domani! Poteva parlare contro la Francia dei preti!... Ma non era quella forse la Francia di Thiers?
      Ma che importa?
      Egli combatteva in Francia per la repubblica e pagava un debito dell'Italia, che l'Italia ufficiale non poteva pagare. Egli scrisse una pagina di più che la nostra storia registra con orgoglio.
      Dopo aver combattuto e sofferto... dopo aver lottato e vinto, egli si ritira senza onori, senza compensi, sfuggendo alle ovazioni, ma si ritira col più grande degli onori, col più grande dei compensi; quello d'aver compiuta la gloria propria e quella del proprio paese.
      Ben a ragione scrisse L'Egalité:
      «Nell'epoca la più egoistica, nell'epoca più vergognosa, più scettica della storia europea, vi fu un uomo che diede prova d'un zelo profondo, di una intemerata e vera fede repubblicana, ardente, di dati tali che saranno oggetto di stupore e di ammirazione per la posterità e che nondimeno passano inosservate, e sono perfino derise in un mondo degenerato che non è fatto per capirle».
      Tracciata poi per sommi capi la vita tutta d'abnegazione, di sagrifici, d'eroismi del generale, egli conchiude:
      «Quando, dopo la sconfitta di Sedan, principiò la gran lotta della democrazia meridionale contro il feudalismo Germanico, Garibaldi abbandona lo scoglio di Caprera.
      Garibaldi con 6000 uomini indisciplinati e armati alla peggio, con 2 piccoli cannoni da campagna, e 30 soli soldati di cavalleria, egli tien fronte per ben due mesi e mezzo all'esercito di Werder, e gl'impedisce di invadere le nostre contrade, e quando finalmente gli vengono confidate forze più importanti, allora egli vince quella battaglia di Digione, ultimo raggio di gloria che solca la notte tenebrosa della capitolazione, toglie ai prussiani la sola bandiera che essi abbiano perduto in tutta la guerra, e rimane l'ultimo armato contro il nemico padrone della Francia.


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Gli incendiari della Comune
di Ulisse Barbieri
Legros Felice Milano
1871 pagine 143

   





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