L'arguto redattore della Lanterne ricordava i suoi recenti fiaschi diplomatici a Pietroburgo, a Londra, a Vienna ed a Varsavia e dichiarava che la retriva e vigliacca assemblea di Bordeaux non l'aveva scelto a presidente dei ministri, se non perchè lo sapeva deciso a conchiudere la pace a qualunque costo.
Perchè lui e non un altro? diceva egli:
«Perchè lui e non un altro? Che il presidente Grevy mi getti in faccia i suoi questori se l'osa. Non certo per gratitudine del successo delle sue imprese, perchè tutte naufragarono; non nella speranza che egli vede chiaro nella situazione attuale, poichè egli non seppe scorgervi sin qui che confusione».
Lo scelsero o Francia polverizzata! perchè si sa che egli è l'antesignano della pace ad ogni costo; perchè il giorno in cui Guglielmo di Prussia, - personaggio fantastico, metà re e metà mercante d'orologi, - gli domanderà d'Alsazia, Metz e Pondechery, si è sicuri che Thiers I risponderà:
«Permettimi sire, d'aggiungere, a titolo di spillatico, un migliaio d'ettari nel Morvan e altrettanti nella Saitonge».
Conchiudeva dicendo «Thiers accorderà tutto ciò che la Prussia domanderà, compresi i nostri stivali e le nostre camiciuole di flanella».
Petrucelli della Gattina in una sua brillante lettera a un giornale di Firenze, alludendo all'ultima gita del Thiers in Italia, così caratterizza la politica ambigua dell'uomo, al quale ventisei dipartimenti - un quarto della Francia - vollero affidati i destini della Francia:
«L'illustre uomo di Stato, come lo si addimanda oggi nelle gazzette non repubblicane, si presentò costì per sollecitare la mediazione d'Italia, o meglio il concorso d'Italia nella mediazione che egli credeva aver ottenuta per terminare la guerra.
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