Il Blanqui d'altra parte scriveva che la pace non era che la continuazione dei tradimenti. «Quando una mano di furfanti preceduti da un gesuita, s'intitolò Governo della difesa nazionale, intendeva senza dubbio sotto la parola difesa la parola capitolazione».
L'esacerbazione contro l'assemblea arrivava al parossismo ed a questo stato di cose aggiungevasi l'opera infame dei mestatori che volevano ad ogni modo provocare disordini, sia per impedire che in qualche modo potesse consolidarsi un'assemblea francese, sia per trar motivo in moti parziali al saccheggio ed alla distruzione.
Parigi era il centro di questo vorticoso turbinio di passioni. I giorni nefasti della guerra civile si preparavano. Le sinistre faci si accendevano. Per salvare l'onore della Francia e fare che la guerra si chiudesse con uno di quei fatti che costringono al rispetto della sventura, quando a questa sventura vada collegata la grandezza, occorreva alla Francia, un uomo che sapesse audacemente affrontare un partito estremo quale era voluto da una parte rispettabile della popolazione... un uomo insomma che avesse saputo comprometterla.
Occorreva alla Francia un uomo, che elevandosi all'altezza dei tempi e con profonda conoscenza delle cose e della Francia istessa, avesse avventato contro l'esercito prussiano quella massa ardente, febbricitante che si scatenò poi contro le truppe di Versailles... che si fosse fatto un'arma di tutte le passioni, di tutte le esaltazioni, pur di mettere un ferro ed un fucile in ogni mano!
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