Già si parlava di un accordo stretto tra i pretendenti borbonici e gli orleanisti, per rendere più forti i loro fautori insieme riuniti, e rendere quindi più facile il trionfo dell'antica monarchia.
Questi timori, non infondati, rendevano più acerbo lo stato degli animi, e uniti alle cause sopra enumerate accrescevano la probabilità di un conflitto.
Intanto l'ostilità fra l'assemblea personificante nella sua maggioranza il principio reazionario, e Parigi esprimente, pure nella sua maggioranza, quello delle idee più avanzate, questa ostilità si andava più sempre pronunciando. Nè sarà senza interesse la disamina degli ultimi atti dell'assemblea francese che precedettero, e provocarono per così dire la guerra che proruppe improvvisa ed atroce fra i figli d'una medesima terra.
È forza ricordarlo. Più Parigi protestava e gridava contro le tendenze retrograde dell'assemblea, e più questa si atteggiava in modo ostile contro Parigi.
L'elemento parigino che stava in minoranza nel consesso nazionale, dava spesso occasione a scene di scandalo che palesavano apertamente la profonda divergenza delle opinioni, la discordia implacabile degli animi. Tale fu la seduta del quattro marzo.
Vi nacque una scena tempestosissima provocata da Felice Pyat, il quale accusò pubblicamente il presidente di aver soppressa una sua lettera, e il resto della seduta fu poi tutto impiegato a discutere una assurda proposta del signor Guichard il quale voleva che fosse nominata una commissione finanziaria a cui sarebbero sottomesse tutte le modificazioni che le circostanze esigerebbero nel budget del 1871 e che avrebbe a ricercare e ad esaminare tutte le economie che converrebbe introdurre immediatamente nelle spese pubbliche.
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