Agli eroi che combattono e muoiono č necessaria legge delle rivoluzioni, massime se non hanno un chiaro, supremo, irremovibile scopo, che vi si congiunga il feciume criminoso dei bassi stratti sociali... e che alle sublimi aspirazioni dell'anima si uniscano ed emergano quasi per disonorare la barricata eletta a tutela dell'indipendenza del proprio paese, le basse passioni e le piccole ambizioni che vi cercano o un appoggio, o un tornaconto.
Come le grandi tempeste le rivoluzioni unitamente alla terribile, aperta e gigante furia delle onde, che rasentano il cielo, rimescolano la melma del fondo.
La limpida acqua si intorbidisce ed in quella notte, in cui i martiri scompaiono, i mostri mettono fuori il capo.
Fortunate quelle nazioni dove il fermento delle buone idee, č tale da rimettere presto con attenta ed onesta opera la purezza e l'equilibrio negli elementi sociali.
Il governo aveva giā tentato la notte del 16 al 17 d'impossessarsi dei cannoni che stavano in potere delle guardie nazionali schierate sulla piazza reale, sorprendendo le guardie che li custodivano.
Quel tentativo non riuscė in causa di una difesa improvvisata che vi oppose la guardia nazionale istessa.
Alla mattina del 18, la cittā fu risvegliata dal rullo dei tamburi che battevano la generale. Il cielo era nebbioso; faceva un freddo piccante. Le guardie nazionali si recavano lentamente ed in piccol numero alle caserme.
Diversi pelottoni di gendarmi a cavallo scortavano colla sciabola in pugno alcuni carri vuoti che andavano verso i boulevards.
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