Un proclama del governo era stato affisso durante la notte. Stanchi di attendere che l'agitazione finisse da sè, il capo del potere esecutivo ed i ministri si dichiarano pronti a finirla con la forza.
L'azione aveva seguito davvicino le parole. Sino dall'alba un cordone di truppe regolari si era steso da Battignolles alle Buttes Chaumont. Alle otto il generale Vinoy alla testa di parecchi battaglioni di linea e di alcune compagnie di gendarmi si trovava in piazza Pigalle. Un parlamentario fu spedito verso la collina Montmartre.
I militi della repubblica sociale erano in piccol numero. Essi si dicevano pronti a rendere i cannoni non alla truppa, ma alla guardia nazionale.
Siffatta risposta non soddisfece il generale Vinoy che ordinò tosto di marciare all'assalto.
Egli aveva sotto i suoi ordini dei battaglioni disparati; presi qua e là fra i reggimenti arrivati dalle provincie. Appena giunti sulla piazza San Pietro, i soldati levarono il calcio dei loro fucili in aria per fraternizzare coi ribelli. La cosa ebbe luogo nel modo più strano e col maggiore disordine. Le guardie nazionali emisero alte grida di gioia.
Una scena quasi consimile avveniva intanto in un altro punto di Parigi.
All'entrata del boulevard Ornano, stava un forte corpo di truppe di linea che occupava anche i balconi e le finestre delle due parti della strada; quando si vide avvicinarsi da lontano una grossa colonna che occupava la strada da una parte all'altra, e si avanzava con passo fermo verso le truppe.
In un batter d'occhio quelli che si trovavano in quella strada, si rifugiarono nelle case perchè una collisione sembrava imminente; ma una guardia nazionale si avanzò sola gridando «N'ayez pas peur, il n'y a pas de danger.
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