In quanto al rimprovero indirizzatomi d'appartenere ad un partito che, per citare le vostre parole, «teme di danneggiare l'edifizio secolare dell'unità reale, e teme l'apparizione d'una costituzione federale, dalla quale verrebbe spezzata la catena del passato» intendiamoci.
Lo spezzare la catena del passato, lo credo nè desiderabile nè possibile, pella semplice e ben nota ragione che il passato è genitore del presente, il quale a suo posto è genitore del futuro. E stimerei cosa da deplorarsi, se la catena del passato potesse essere spezzata, che lo fosse pel vantaggio del federalismo che sembrate desiderare. Se la sola cosa da farsi sarebbe il danneggiare l'edifizio secolare dell'unità reale, un vecchio repubblicano quale io sono, non sarebbe spaventato da un simile risultato. Ma il principio pel quale io pugnerò sino a tanto che potrò tenere la penna, è quello che la Repubblica proclamò; quello dal quale ebbe la sua forza per schiacciare la coalizione dei re: quello espresso da quelle parole che spiegano tante vittorie e richiamano tanti grandi fatti. - «Repubblica una e indivisibile!»
La Francia avanzando unita e compatta alla conquista pacifica della sua libertà e di quella del mondo, con Parigi, - l'immortale Parigi - per capitale, è un prospetto che mi piace molto più, lo ammetto - che la Francia, divisa come quel federalismo italiano del medio evo, che era la causa continua di contese interne in Italia, e che la consegnava, lacerata da sè stessa, ai colpi d'ogni straniero invasore.
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