Pagina (58/143)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

     
      Noi non vogliamo nè accusarli, nè scusarli, non essendo più con loro le nostre simpatie. Vogliamo precisare.
      La politica, scienza di fatti, più che ogni altra, dovrebbe usare dell'esattezza del linguaggio algebrico: ed allora, per ventura dei popoli, tutto ciò che il governo parlamentare ha di ciarlatanesco scomparirebbe.
      Per insensata però che si voglia supporre la coda dell'attuale Comune, essa deve sapere che in Francia, come altrove, il comunismo alla maniera di Baboeuf e di Cabet è un delirio. Essa sa pure, per la sperienza che ha delle associazione operaie e dalle proposte che faceva il sindacato di trentadue di queste associazioni, che il socialismo, quale fu professato nel 1848, non è di voga; è stato smantellato da quel rude pugilatore che fu Proudhon, e da altri e poi altri della scuola economica; non è adesso altrimenti che una rosea visione di un avvenire identico, che l'angelo del lavoro guarda con la sua spada di fuoco; non seduce più l'operaio serio, che oggi si batte, non per la confusione nel falanstero, ma per la libertà dell'officina. Noi non possiamo quindi credere che per quella frase infelice: universaliser le pouvoir et la proprieté, la Comune abbia voluto intendere la uguaglianza assoluta, od anche il socialismo nella guerra al capitale, all'eredità, alla proprietà, al tabernacolo santo della famiglia.
      Per l'universalizzamento del potere, la Comune ha voluto dire probabilmente, che tutte le cariche pubbliche sarebbero delegate per suffragio al popolo; che la sovranità integrale resta così inerente al popolo, e che per tal guisa il potere sarà universale.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

Gli incendiari della Comune
di Ulisse Barbieri
Legros Felice Milano
1871 pagine 143

   





Comune Francia Baboeuf Cabet Proudhon Comune Comune