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      Se dunque quando esistevano questi reami, questi feudi, queste provincie, questi governi non disgregavano la compage nazionale, come potriano disfarla adesso, quando la ricostruzione che si dimanda non ha altro significato che la rottura delle catene dell'accentramento, l'applicazione del municipio del self-governement amministrativo, cui riconosce politicamente allo Stato: il rispetto della libertà individuale e di domicilio applicata all'ente comune? Un federalismo inteso così, in queste condizioni, in questi termini, in questi paesi che godono di una tradizione storica nazionale, lungi dall'essere un attentato contro la patria, noi troviamo che è un passo nel progresso amministrativo, nella libertà e nel rispetto che debbesi ad un popolo, la di cui maturità politica è sanzionata dal suffragio universale.
      Vi è bene un federalismo retrogrado e colpevole, ed è quello appunto che reclamano il partito monarchico-clericale e repubblicano italiano.
      In Italia vi furono sette Stati, ove il popolo era ben italiano, ma dove i governi - tranne il sabaudo - erano tutti stranieri - austriaco o spagnuolo, e peggio ancora, cosmopolita. Il papale. L'unità monarchica, espressione dell'unità del popolo, ha sbarbicati questi governi stranieri. La ragione di essere del federalismo monarchico-clericale saria di ristaurarli; la colpa del federalismo repubblicano saria di spianare la via al loro sollecito ritorno, mediante l'infiaccamento del legame nazionale, e dell'abolizione del suo simbolo, la monarchia, la monarchia unica!


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Gli incendiari della Comune
di Ulisse Barbieri
Legros Felice Milano
1871 pagine 143

   





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