Era una scena terribile dentro e fuori della stazione. I clamori dei non soccorsi feriti, che chiedevano di esser portati via o ristorati almeno di un sorso d'acqua venivano uditi a gran distanza dal luogo ove giacevano. Parecchie ore dopo, quando i cacciatori s'erano stabiliti alla stazione, alcuni di quegli ufficiali, commossi a quelle grida, diedero ordine a dei soldati di andar a prendere i feriti e di portarli dentro, ma il fuoco di moschetteria dei bastioni dei forti obbligarono i soldati che volevano eseguire tal ordine ad una frettolosa ritirata.
La reazione frattanto metteva fuori il capo dall'assemblea, da quello schifoso impasto d'uomini che ad ogni costo volevano essere il governo della Francia e la trascinavano intanto verso quell'abisso della disperazione che dovè aprendosi, trarla alla estrema rovina.
Il conte di Chambord poneva senza ambagi la sua candidatura al trono di Francia.
Il Times, passando in rassegna l'importanza numerica dei partiti che regnano nell'assemblea, conta 250 legittimisti, 160 orleanisti, 200 repubblicani d'ogni mistura, 5 bonapartisti e 10 imperiali.
Di fronte allo spirito reazionario dell'assemblea, la Comune minacciata dal tradimento interno e dall'assalto esterno dei forti di Parigi, abbandonavasi ad atti che sempre più staccavano da lei gli uomini stessi che prima eransi uniti al suo programma.
I federali battevansi però con indomito coraggio, nullostante le dissenzioni interne dei Comitati. - Il 14 maggio tre gendarmi travestiti offrirono i loro servigi al Comitato centrale che messo in sospetto ne ordinò l'arresto.
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