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      Siamo all'indomani di una vittoria cui neppure la Chiesa, che tutto osa, non osa santificare d'un Tedeum. Silenzio e solitudine, come sulle rive del Mar Morto. Il terrore ed il dubbio in tutti gli spiriti. La libertà, alla catena come un molosso arrabbiato. Lo stato di assedio, che si abbatte su città e dipartimenti come una cappa di ferro. L'Assemblea monarchico-clericale di Versailles, costituita a convinzione in nome del re e di Gesù. Intorno intorno, una fitta nebbiaccia striata di sangue; ed innanzi a quel Comitato di servitù pubblica, innanzi a quegli affiliati al sacro cuore di Maria e di Gesù; a Versailles, un esercito che non ha patria; a Parigi, un popolo che non ha più atelier; in provincia, una nazione che ha perduto la nozione del diritto della libertà e della morale; ed alla frontiera l'Internazionale che ringhia!
      Io non offusco i colori a disegno e pingo spettri di fantasia. Io ho assistito alla tragedia del 2 dicembre. Ed al 2 dicembre, non lo si obblii, trionfava al postutto un capo umano e scettico, avvegnachè attorniato da masnadieri. Oggi, trionfa un partito - quel partito che dimandò il canonizzamento di Filippo II, che canonizzò Pio V, che benedì alla Sainte-Barthélemy, e che adora sugli altari Domenico di Guzman.
      A Parigi non è la Comune che soccombe. La Comune è un accidente, una espressione infelice d'un concetto giusto; la palinodia ridicola d'un'idea e di diritto di giustizia. La Comune non soccombe, cade; non espia, è punita; non è vinta, si sfascia nel vuoto, perchè la non seppe trovare elementi di coesione per tutti.


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Gli incendiari della Comune
di Ulisse Barbieri
Legros Felice Milano
1871 pagine 143

   





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