Ieri sera ho assistito dalla torretta di un fotografo nell'avenue della grande Armée ad un altro assalto dei Versagliesi. Il primo colpo fu tirato verso le 8 ½ di sera, ed alle 11 ½ qualche obice pigro e trainard solcava ancora l'aere attristato di Parigi. L'attacco restò circoscritto tra la Muette, al Bois de Boulogne e Clichy. I campi Elisi erano gremiti di gruppi di curiosi, che sempre più assottigliandosi si spingevano fino 200 metri dall'Arco della Stella. Vi era la luna, ed il cielo era qui e là tigrato di fiocchi di bianche nuvole. Un freddo ventuccio gemeva nelle foglie dei giovani platani dei viali. Di un tratto, l'azzurro del cielo si tinge di porpora, e quelle bianche nuvolette sembravano stillassero sangue. Tre incendi, l'uno dell'avenue della grande Armèe e due nel faubourg di Roule, poco discosto dall'arco di Trionfo, allietavano i signori dell'assemblea, che, dalla terrazza di Meudon, erano venuti a contemplare lo spettacolo col castigo di Parigi! Le bombe a petrolio del Monte Valeriano avevano illuminata la festa.
Il vano dell'arco della Stella era solcato o riempito dei fuochi delle bombe, e talvolta vi si scorgeva come un astro fugace un punto più luminoso. Intorno intorno, nel mezzo cerchio dell'orizzonte, due mezzi cerchi di fuochi, quello dell'attacco e quello della difesa, e nell'interstizio, delle miriadi di lingue di fiamma. La trottola infernale della mitragliatrice scandiva il ritmo del cannone e del mortaio, ed aizzava il crepitante tumultuoso della fucilata, che si sarebbe detta una plebaglia strepitante in un dì di sommossa.
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