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      Le elezioni si sono dunque compiute l'altro dì.
      Finora non ci è noto che il risultato delle città, precisamente di quei centri di popolazione numerosa che fanno tanta paura al signor Thiers ed alla maggioranza clericale-monarchica dell'Assemblea. I voti di sette decimi della Francia ci restano ancora a conoscere.
      Se nelle votazioni dei corpi deliberanti si debba innanzi tutto considerare l'importanza morale ed intellettiva piuttosto che il numero dei voti, la Francia si è pronunciata per la seconda volta, ed i voti rurali, qualunque sia il loro volume, non mutano più i destini della nazione. Le liste repubblicane sono passate dovunque, quasi all'unanimità. Le liste clericali monarchiche hanno riunito un numero ridicolo di suffragi. Campanili e castelli, ed anticamere sono state battute.
      Ma battuta altresì è la repubblica sociale e federale che, sotto il nome di Comune, era stata inaugurata a Parigi.
      La significazione delle elezioni del 30 aprile non è ambigua.
      Essa esprime il desiderio, la volontà della Francia cittadina, vale a dire di quella che è la più idonea ad ammettere un voto e comprenderne il valore, di conservare l'ordine repubblicano per arrivare alla pace ed alla rigenerazione nazionale, mediante la libertà; il disegno assoluto di resistere alla ristaurazione monarchica, con la sua trista coda della chiesa; allo stabilimento dei comuni, col loro intento di discentrare mediante la federazione; all'organamento sociale, mediante i metodi rivoluzionari; ad ogni attentato contro l'ordine, la libertà del lavoro, lo svolgimento attuale del sistema economico della nazione, lo stabilimento progressivo della libertà sotto tutte le sue forme.


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Gli incendiari della Comune
di Ulisse Barbieri
Legros Felice Milano
1871 pagine 143

   





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