La lingua, la facile comunicativa, la generosità del carattere, la giovialità, la sveltezza, costituiscono di già un primato inviolabile per il francese, senza che desso abbisogni di ambizionarne un altro. Diventando voltairiano, per cui la natura del suo spirito è tagliato, diventando libero, per cui le sue abitudini sociali lo rendono altero il francese, lungi dall'essere un pericolo per l'Europa, ne sarà una forza, un elemento di civiltà. Clericale e monarchico, qual è oggidì, il francese è al di sotto del turco nella scala della civiltà europea, malgrado le belle intelligenze che noverano le alte sfere scientifiche e politiche della nazione.
La repubblica in Francia è la pace e la civiltà non turbata in Europa, la prosperità. Imperciocchè l'Europa è oggidì talmente solidale nell'azienda sociale, politica ed economica, che la scossa pronunziata in un punto si propaga con celerità irresistibile come nei corpi sonori, fino alle estremità. Il bilancio di tutti gli Stati d'Europa non risente forse dello stato di guerra, benchè localizzato? Il bilancio del commercio e dell'industria europea non è desso affetto profondamente dallo squilibrio che si è prodotto nel sistema economico delle due nazioni belligeranti? Queste son verità triviali. Epperciò l'Europa tutta dovrebbe accogliere con la soddisfazione la più completa la manifestazione, il voto espresso delle città francesi: il consolidamento della repubblica!
L'espressione di questa volontà conturberà forse la maggioranza dell'Assemblea di Versailles e disordinerà le sue file di cospirazione monarchico-clericale.
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