In faccia alle truppe di Versailles, che entravano in Parigi ebbre d'odio e di vendetta, i federali gettarono le rovine di tutto ciò che ricordava le opulenze monarchiche che tante volte hanno insultata la miseria del popolo e il Louvre, le Tuileries, l'Hôtel de Ville, il palazzo di Giustizia, la santa Capella ardono!... e le loro fiamme illuminano sinistramente il massacro che si fa sulle vie, dove si combatte petto contro petto, barricata per barricata.
Noi non vogliamo già scusare gli incendiarii, ma diciamo una sola cosa. L'Assemblea doveva sapere che ciò sarebbe avvenuto.
In faccia alla possibile rovina di Parigi, se quell'impasto di clericume che ne costituiva la maggioranza avesse potuto sentire soltanto un'idea di amor patrio, il mezzo di appianare le cose era facile a trovarsi. Ebbra d'orgoglio, di vigliaccheria e di odiose personalità, l'Assemblea che si diceva rappresentante della Francia non fece che gettar fuoco su quel vulcano che ardeva minaccioso.
Se quella lava è eruttata, di chi è la colpa? Chi ha spinti gli uomini dell'Internazionale e della Comune fino a quel parossismo del delirio a cui si sono abbandonati?... La spietata inesorabilità dell'Assemblea!.. La sua ferocia fu appagata; se era ciò che si voleva, si ottenne.
Cosa riescirà frattanto l'Assemblea di Versaglia?...
Mentre i comunisti incendiano, i versagliesi, dopo aver detto al mondo che nella lotta civile le truppe francesi riacquistarono l'antica riputazione, quella riputazione che avevano perduta combattendo il nemico della patria, oggi proclamano che continuano in Parigi la loro marcia trionfale.
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