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      Tutto ciò che poteva sembrar utile a questo scopo fu preso nelle vie, nelle botteghe, nelle case. Quindi i ciottoli, che formavano il nucleo resistente dell'opera, ebbero un rivestimento di botti piene di terra e perfino di vino, di sacchetti di sabbia, di materassi, di coperte, di mobili, di guanciali di piume, di tutto insomma che poteva servir di riparo agli assaliti ed ammortire i colpi degli assalitori. Le case circostanti furono occupate.
      In ogni angolo di strada stazionava a guardia un gruppetto di combattenti che, celato agli spigoli, faceva fuoco sull'avversario. Quando la strada era in potere di una sola delle parti, le finestre erano guarnite di cittadini, principalmente donne, le quali assistevano alla fucilata, come se fossero al Circo. Quando i federali erano ad un capo ed i reazionari dall'altro, tutto era chiuso, ed un silenzio terribile regnava nella contrada.
      Il cielo era splendidissimo di azzurro e di sole, ciò che raddoppiava la mestizia e l'orrore.
      Il cannone si udiva poco, raro, lontano. Dalle terrazze si potè contemplare, fino alle sette della sera, tutti i comignoli della città sventolar ancora baldanzosi la bandiera rossa della Comune. Nel pomeriggio però si cominciò ad udire qualche sibilo di bomba fendere l'aria ed andare a cacciarsi in mezzo al nemico. Nella mia strada, a cento metri di casa mia, uno di questi proiettili venne a battere il muro della scuola di Stato Maggiore, penetrò nei giardini dove vi era copia di fieno e vi occasionò, oltre l'immenso conquasso nella strada, un incendio che durò tutto il giorno.


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Gli incendiari della Comune
di Ulisse Barbieri
Legros Felice Milano
1871 pagine 143

   





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