Non si vede il lampo dell'istrumento che uccide. Appena se ne ode lo scoppio. Un serpente passa sibilante sul vostro capo, vi morde, vi abbatte, e va pesantemente ad appiattarsi contro uno spigolo di muro o un lastrico. Non si vede il nemico: si sospetta la sua presenza in questo o quel sito. Non un grido onde non denunziarsi. Ogni espansione dell'animo si comprime, e si manda come elemento combustibile ad intrattenere la ferocia. Più tristo ancora. In queste guerre di strada vi è sempre da una parte della barricata un partito che crede nell'idea per cui si batte; dall'altra banda una coorte di uomini pagata, che non sa chi combatte, perchè combatte, per chi combatte, ed obbedisce. Perinde ac cadaver!
I combattimenti di strada han l'aria di imprese da masnadieri. Il terrore è nell'aria. Delle migliaia di innocenti si contorcono negli spasimi dell'ansietà. Sovente batte la campana a martello che raddoppia l'orrore, come se anche la voce di Dio gridasse: Uccidete! uccidete! Chi non è attore, è vittima. Lo strepito stesso del cannone e del fucile, rimbalzato d'eco in eco, acquista un accento sinistro.
Se questo combattimento poi ha luogo nella notte; se ha luogo in più punti della città, sì che il fragore vi avviluppa come in un'orbita di follia; se il chiarore dell'incendio vi stende sul capo un'onda di luce purpurea, mentre nera come baratro, la terra si spazia davanti a voi, se il cielo è solcato da bombe, ed il sibilo di esse vi stilla nelle vene lo spavento dell'incognito; se il tuonare delle artiglierie dà i sussulti alle fondamenta della vostra casa, vi squassa le imposte, vi stritola le finestre, vi commove le intime viscere; se vi attorniano donne e fanciulli che vi domandano la vita, fuggire, scampare da quel centro di spiriti infernali scatenati.
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Dio Uccidete
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