L'ils erano i federali.
Poi altre strade solinghe come quelle d'una città di provincia a mezzanotte. Nugoli di fumo a tutti i punti dell'orizzonte.
Strepito di moschetteria e di cannonate da vicino o da lontano al nord, al mezzodì, all'oriente innanzi e dietro. Sovente una barricata lasciata intatta. Sulle pietre e con il legno delle barricate vinte, il soldato che prepara la zuppa, altri, affranti di fatica, sdraiati come morti per terra, pigliavano un istante di riposo che poteva ben essere il prodromo di un riposo eterno. Gli alberi dei viali tagliati, o spezzati da una palla, o feriti. Ad ogni svolgere di strada, una voce che intima: Non si passa! Nei terreni vuoti mucchi di cadaveri. Sotto gli archi dei ponti dove gli insorti han fucilati i soldati presi e questi quelli, una infilzata di corpi o un mucchio di casquettes bleu o rosso. Il fiume solitario come le vie.
In quel punto si ode la fucilata terribile che precede la presa della barricata nella strada di Lille, tra la strada di Baune e quella del Bach, e si vede l'incendio delle case che si accasciano con uno strepito spaventevole.
Nel punto stesso le divisioni del generale Douai, dopo aver preso la Chaussée d'Antin, la chiesa della Trinità, la mairie della strada Drouot, attaccano le barricate del boulevard Montmartre e quelle di Saint Martin. Il teatro di questo nome, occupato dai federali, piglia fuoco e rende impossibile la difesa dell'immensa barricata.
All'ora stessa le colonne del generale Vinoy, avanzando per quel dedalo di viuzze che sono tra il Palais-Royal e le Halles, si dirigono verso l'Hôtel de Ville, ove deve raggiungerle il corpo del generale Cissey che opera nel faubourg Saint-Germain e nel quartiere Latino.
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