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      Il cannone l'attaccava già da tutti i punti: dai quais, dalla via di Rivoli, dai ponti, dai larghi stradali che partono dalle Halles centrali. Tutto ciò di federale che aveva potuto scampare alla battaglia delle barricate nei due giorni precedenti s'era quivi concentrato, si era annicchiato nelle case intorno alla piazza, ed in quelle che guardavano sulle strade che vi conducono.
      Le barricate sull'avenue Vittoria, sul quai, sulla via di Rivoli, altrove, erano armate di bocche da fuoco e mitragliatrici. Era un campo trincerato di cui tutto concorreva ad interdire l'accesso. L'abile e valoroso comitato centrale, l'inetto comitato di salute pubblica, la parte moderata della Comune che non aveva avuto alcuna funzione speciale per sospetti di colleghi o non ne aveva voluto assumere alcuna per paura, i corpi più decisi insomma, circa tre mila disperati si concentravano in quel circoscritto perimetro, dove ognuno combatteva per la propria vita e per la fede del principio che difendeva da due mesi.
      Forse Cluseret era ancor quivi. Quivi si era recato Delescluze, e forse aveva riparato pure Dombrowski ferito, dopo aversi veduto rifiutato il passaggio nel Belgio dai tedeschi a Saint-Denis. Il fuoco delle artiglierie solo poteva distruggere quell'insieme di potenza morale e materiale quivi incastellata.
      Ed il fuoco si adoperò.
      L'artiglieria officiale rese inabitabili le case di fronte e di lato dell'edifizio municipale, bombardò questo e la caserma che gli sta dietro. Quando le fiamme avevano cacciati via i federali da questi approcci, quando l'Hôtel de Ville principiava già a bruciare, la truppa s'avanzò all'assalto.


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Gli incendiari della Comune
di Ulisse Barbieri
Legros Felice Milano
1871 pagine 143

   





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