La moglie si diede a pelare un pollo, ostia innocente, acciuffata in quel punto sull'aia e messa a morte senza processo; il figlio più grandicello a rattizzare il fuoco e disporre il menarrosto; un altro a raccattare nell'orto due talli d'indivia e due carciofi primaticci; egli a trar fuori dall'armadio il pane, il cacio, il vasellame e tutto l'altro che bisognasse. Volea fare le cose a modo, mastro Bernardo; dare in tavola i principii, servire per bene i suoi ospiti, che gli pareano persone d'assai.
- Per altro, diceva egli (e qui faceva capolino la natural diffidenza del campagnuolo), o come va che due cavalieri di quella fatta, avviati al Finaro, si fermino qua, all'insegna dell'Altino? Capisco che alla Marina non abbiano trovato il fatto loro; ma qui siamo a cento passi dal borgo, e, con quelle cavalcature vistose, in quattro salti erano a casa. -
Onesta considerazioni mastro Bernardo le faceva ad alta voce, in quella che spicciava le sue faccende. Il Maso, che tornava in quel punto da apparecchiare la tavola, lo intese e da buon cortigiano entrò a dire la sua.
- Padrone, o che credete, che l'Insegna dell'Altino la non ci abbia il suo buon nome per tutto il paese? Chi non lo sa, che il miglior vino di Calice viene a farsi bere nella nostra osteria? E non sono già soli i terrazzani, che ci hanno la divozione a questo santo, ma anco i forestieri, che pure non avrebbero a risaperne gran cosa. Vi ricordate, padrone, quel pezzo grosso di genovese, che c'è capitato due volte e non c'era luogo al mondo che gli piacesse di più?
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Castel Gavone
Storia del secolo 15.
di Anton Giulio Barrili
Fratelli Treves Milano 1875
pagine 304 |
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