- Vedete, messere; sono un povero diavolo d'oste, ma ci ho entratura al castello. Mia moglie è sorella della madre di Gilda, la cameriera di madonna Bannina, e il nome dello sposo io l'ho risaputo. Ca.... Casche.... Aiutatemi a dire!
- Casche.... - ripetè il Picchiasodo, per contentarlo.
- Sicuro, Casche.... Ma se non mi date voi una mano...
- Ti cascherà l'asino, lo capisco.
- Ah, bravo! Cascherà.... Ci sono; Cascherano, Grazie tante! Messer lo conte di Cascherano, - soggiunse allora mastro Bernardo, volgendosi a messer Pietro e sprofondandosi fino a terra, - la grazia vostra!
- Per chi vi piglia costui? - chiese il Picchiasodo a messer Pietro, mentre quell'altro si allontanava.
- Lascialo dire; - rispose messer Pietro. - Egli è venuto quassù per farci cantare, ed ha cantato lui per tutti, il baggèo! -
CAPITOLO II.
Dove messer Giacomo Pico impara che il torto è degli assenti.
Stropicciandosi le mani in segno di contentezza, tronfio, invanito di quel colloquio, in cui aveva fatto prova di tanta penetrazione, mastro Bernardo scese le scale; indi, comandato al ragazzo che stringesse le cinghie alle cavalcature dei due forastieri, e alla Rosa che pigliasse in cantina un fiaschetto di malvasia, entrò in cucina, dove stava il nuovo venuto impaziente ad attenderlo.
Era costui un giovinotto di forse venticinque anni, che tale lo dinotava l'aspetto, fiorente della prima virilità, alto della persona, di membra robusto e di belle sembianze, quantunque infoscate un tal poco dalla torbida guardatura degli occhi cilestri e dallo aggrovigliarsi della chioma rossigna in ciocche scompigliate sul fronte.
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Castel Gavone
Storia del secolo 15.
di Anton Giulio Barrili
Fratelli Treves Milano 1875
pagine 304 |
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