È bella, è savia, è di nobil casato; e qui, con nostra buona pace, non c'è nessuno per lei. Al Fregoso, quantunque doge, non l'hanno voluta mostrare nemmeno dal buco della toppa; e' bisognava dunque far capo più lunge; a Cascherano, verbi grazia. Cascherano! bel nome! E lo sposo n'ha un altro, per giunta alla derrata; ma ora e' non mi vien sulle dita. -
Il Bardineto sudava freddo, e per un tratto non aveva potuto aprir bocca.
- Ma come sai tutto ciò, che io ignoro affatto?....
- Eh, lo capisco? se voi andate a fare l'ambasciatore! Da quanto tempo mancate?
- Da due settimane; cioè a dire, da quando è partito l'ultimo oratore dei Genovesi, messere Ambrosio Senarega. Sono stato a Cosseria, a Millesimo, a Cortemiglia, a Ponzone; ho dato infine una scorsa a tutte le castella delle Langhe.
- Orbene, e in questo mezzo s'è accozzato il negozio. Io sono stato il primo ad averne fumo, in paese. Sapete pure, messer Giacomino; madonna Bannina, che Iddio la prosperi sempre, n'ha fatto un cenno alla Gilda. La Gilda l'ha rifischiato a sua zia; e sua zia, che è poi nostra moglie, indegnamente, l'ha rapportato a me, com'era debito suo. Ma ora che ci penso, badate, gli era un segreto da tener sotto chiave, e voi da me non sapete nulla, intendiamoci; io non ho fiatato, acqua in bocca! me lo promettete? -
Messer Giacomo Pico non gli dava più retta; uscito in sull'aia, aveva infilato il portone, e via come una saetta.
- Ehi, dico, messer Giacomino, vi prego, non mi fate pasticci! - andava gridando l'ostiere.
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Castel Gavone
Storia del secolo 15.
di Anton Giulio Barrili
Fratelli Treves Milano 1875
pagine 304 |
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