E di là, attraversata la valle di Pia, già era sulle mosse per risalire fino a Verzi, dove stavano le prime vedette del Finaro, allorquando gli venne udito di que' due cavalieri, che, provenienti dalla parte d'Isasco e delle Magne (per dove correva la via maestra da Noli al marchesato) erano discesi al guado della fiumana di Pia.
Argomentando che fossero avviati al Finaro, era corso dietro a loro. Ma egli a piedi, e quei due a cavallo; nè aveva potuto raggiungerli. Giunto a Castelfranco, li seppe andati oltre alla Marina; giunto alla Marina, udì che aveano proseguito alla volta del Borgo. Andò al Borgo; nessuna novella di loro. Erano dunque rimasti a mezza strada.
Così, pigliando lingua da ogni banda, aveva trovati i due forestieri all'Altino e gli era occorso con mastro Bernardo quel dialogo maledetto, che gli aveva a dar fumo di tante novità dolorose. In due settimane di lontananza, madonna Nicolosina promessa ad un altro e quest'altro già arrivato per farla sua! Ma, già; hanno il torto gli assenti!
CAPITOLO III.
Dal quale apparisce che, in materia di consolazioni, Tommaso Sangonetto avrebbe potuto dar de' punti a Boezio.
Che torbidi pensieri menassero la ridda nel cervello di Giacomo Pico, è più facile argomentare che dire. Chiunque ha fieramente patito per amore, e per amore dispregiato o negletto, ci metta qualcosa dei suoi ricordi particolari e di ciò che ha veduto, udito, o letto degli altri; mescoli, aggiunga un pizzico d'acerbo, come l'hanno in gioventù i caratteri chiusi, e dopo i trent'anni ogni nato di donna, e s'avrà formato un concetto di quella stizza profonda in cui si crogiuolava lo spirito del nostro innamorato.
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Castel Gavone
Storia del secolo 15.
di Anton Giulio Barrili
Fratelli Treves Milano 1875
pagine 304 |
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