Ma già, tu non la conosci, ed hai torto. Una forosetta, un bel tocco di donna, che non ha la compagna in tutto il marchesato, e cui non piace la sputi. Ruvida di modi, non nego, e manesca anzi che no; gli è il suo diletto. Le ho fatto una carezza e m'ha reso un urtone; son caduto ad arte, ella su me e siamo ruzzolati ambidue. Ah! ah! se per fortuna non ci tratteneva un letto di timo, si tombolava giù giù fino alle Arene candide. -
E fatto questo discorso, Tommaso Sangonetto si cacciò a ridere sgangheratamente. Aveva ragione, poichè doveva ridere per due.
- Tommaso! - esclamò il Bardineto, con accento di rimprovero. - E tu puoi mettere il capo in questi amorazzi volgari?
- Ma sì! ma sì! - rispose l'altro con impeto. - Del resto, che intendi tu per amorazzi volgari? Volgo è quantità; e nel numero, lo capisco, ci si trova del buono e del gramo. Ma sappi, chi la guarda in ogni penna non farà mai nido, come chi guarda ad ogni nuvolo non farà mai viaggio. Così dicono i vecchi. A che si tende, poi? che si vuole? Io vado senz'altro alla meta e per la strada più corta; magàri ci fosse un tragetto! A fartela breve, non vo' moccicose, nè superbiose, nè schizzinose, nè altrimenti noiose, le quali mi diano pastocchie, speranze ed erba trastulla.
- Ma quali donne son dunque le tue!
- Eh via, quali donne! Son tutte compagne. Lisciate, contigìate, razzimate, il più delle volte t'ingannano; le hai per fior di farina, e gran mercè se alla seconda stacciata riescono a darti cruschello. Quali donne! dirò io delle tue.
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Castel Gavone
Storia del secolo 15.
di Anton Giulio Barrili
Fratelli Treves Milano 1875
pagine 304 |
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Arene Tommaso Sangonetto Bardineto
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