-
Messer Pietro lo guardò stupefatto; ma non uscì di misura.
- Che dite mai? - ripigliò, col medesimo accento di prima. - È luogo stupendo, il castello, e fo conto di tornarci prestissimo.
- Ah! - sclamò il Bardineto, fremendo di rabbia, - E quando si faranno le nozze? -
Messer Pietro fu ad un pelo di uscire dai gangheri. Per altro, gli venne il sospetto di aver da fare con un pazzo, e si volse, con aria trasognata, al Picchiasodo. Il suo vecchio compagno rideva.
- Messere, - disse il Picchiasodo, affrettandosi a commentare il suo riso, - la notizia si è sparsa, non c'è più verso di tenerla celata. L'oste dell'Altino ha cantato. -
L'altro ricordò allora le supposizioni di mastro Bernardo, e un sorriso venne a sfiorargli le labbra; ma fu pronto a reprimerlo. Non era più un pazzo, bensì un insolente, colui che lo aveva fermato per via e lo interrogava in tal guisa.
- Via, per l'andata, poteva correre; pel ritorno, non già! - rispose egli, facendosi grave.
Indi, rivolto a Giacomo Pico, gli parlò asciuttamente così:
- Messere, io fo nozze quando mi torna, e non dò ragguagli per via al primo che capita.
- Avete fatto il conto senza di me! - soggiunse Giacomo Pico, digrignando i denti, e facendo l'atto di afferrare da capo le redini.
- Giù quelle mani! - tuonò messer Pietro, in quella che facea dare indietro due passi al suo palafreno. - E spulezzami tosto, o ch'io lascio al mio cavallo di tritarti come paglia, villano! -
Giacomo Pico, che il pronto inalberarsi del cavallo avea fatto desistere dal suo tentativo, si morse le labbra all'udire quelle superbe parole, ma non diede già indietro d'un passo.
| |
Castel Gavone
Storia del secolo 15.
di Anton Giulio Barrili
Fratelli Treves Milano 1875
pagine 304 |
|
|
Pietro Bardineto Pietro Picchiasodo Picchiasodo Altino Bernardo Giacomo Pico Giacomo Pico Pietro Pico Picchiasodo
|