- Andiamo dunque laggiù! - disse il Bardineto, avviandosi primo.
I due cavalieri incontanente lo seguirono. Tommaso, quantunque di mala voglia, si messe al suo fianco.
- Ah, Giacomo! Giacomo! - gli andava intanto bisbigliando all'orecchio. - L'hai fatta grossa!
- Che! - rispose il Bardineto, crollando superbamente le spalle. - Mi sfogo, perdio!
- Ma pensa al poi, te ne prego! E che dirà il marchese, quando verrà a risaperlo?
- Dirà.... dirà quel che gli parrà meglio di dire. Già, sentimi, Tommaso; o morto io, o morto quest'altro, s'è sciolto finalmente ogni nodo.
- Uhm! Mi pare che tu ne aggiunga, di nodi; e guai se vengono al pettine.
- Vattene, allora! - ripiccò spazientito il Bardineto(1).
- Ma.... lasciarti così solo?... Un testimone ti sarà pur necessario! - entrò a dire accortamente Tommaso.
- Un testimone! E per che farne?
- Eh, quel che si fa d'un testimone, perdiana! Il testimone vede e può all'occorrenza far fede. Inoltre, la sua presenza può tenere in soggezione gli avversarii. Capisco che non s'ha da appiccar zuffa in quattro, essendo voi due soli alle prese, e che io, pure volendo, non lo potrei, per non tirarmi addosso lo sdegno del castello, a cui non sono in grazia, come tu sai; ma infine, un amico presente....
- Capisco anch'io; non dirmene altro! - interruppe il Bardineto, che vedeva l'amico inteso a fermar chiaramente i patti della sua accompagnatura all'Altino. - Io non ho bisogno d'aiuto; la quistione è mia, tutta mia; tu non c'entri. E adesso, se ti piace venir testimone allo scontro, fa come t'aggrada; io non ci ho nulla a vedere.
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Castel Gavone
Storia del secolo 15.
di Anton Giulio Barrili
Fratelli Treves Milano 1875
pagine 304 |
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