Mangiavano e bevevano con tanto gusto!
- E tu hai bevuto più grosso di tutti, Bernardo; e non hai capito che coloro tiravano a scalzarti. E non basta; fors'anco pigliavano cognizione dei luoghi, e tu....
- Ah, non me ne parlate, messer Tommaso! Parevano così innamorati del paese! Segnatamente quel capo dei bombardieri.... oh, san Biagio benedetto! Ma già, del senno di poi son piene le fosse; ed ora bisognerà pensare a quello che si potrà dire di questo affaraccio.
- Già! - soggiunse Tommaso. - E che cosa diremo? Ah ecco? che il nostro Giacomino aveva odorato il tradimento e non seppe portarselo in pace. Capisci? Non gli è di buona guerra venir qua, sotto colore d'ambasciata, per esplorare il terreno, e cavare i calcetti alla gente. Per altro, innanzi di presentare la nostra invenzione, bisognerebbe sapere che cosa è avvenuto al castello tra i due genovesi e il marchese Galeotto.
- Sicuro, bisognerebbe saperlo; - disse mastro Bernardo; - ma come si fa? -
CAPITOLO V.
Del(3) messaggio di Pietro Fregoso e di ciò che ne seguisse al castello Gavone.
In quella che Tommaso Sangonetto sta almanaccando insieme coll'oste dell'Altino, per trovar modo di sapere le cose avvenute e di foggiarvi su una credibile invenzione, andiamo noi per la spiccia e vediamo che ambasciata portasse messer Pietro Fregoso alla corte di Galeotto, marchese del Finaro.
I due cavalieri genovesi (oramai l'arcano è svelato e l'incognito non serve più a nulla) presentatisi alla porta di san Biagio e debitamente fermati dalle scolte, si erano annunziati messaggieri dalla possente repubblica e portatori di lettere d'alto rilievo al marchese.
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Castel Gavone
Storia del secolo 15.
di Anton Giulio Barrili
Fratelli Treves Milano 1875
pagine 304 |
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