Il comandante della porta, veduto il sigillo coll'arme di Genova, avea dato loro il passo e la compagnia d'un drappelletto di balestrieri, che, parte per onoranza e parte per custodia, li condussero oltre. Cosė orrevolmente scortati, sotto gli occhi di un popolo curioso che si affollava sul loro passaggio e della loro venuta non pronosticava niente di buono, erano riusciti alla porta settentrionale del borgo; d'onde, per una ripida strada serpeggiante sulla costiera del monte, erano saliti in vista del castello Gavone, dove i marchesi del Carretto, terzieri del Finaro, avevano corte e dimora.
Si č giā detto che il castello Gavone era murato a cavaliere del borgo, su d'un contrafforte della roccia di Pertica. Da quella notevole altura il feudale baluardo dei Carretti guardava davanti a sč il borgo anzidetto e tutto il corso del Pora fino alla spiaggia del mare; sui lati, poi, vigilava le due valli del Calice e dell'Aquila, quella che mette a Rialto e questa a san Giacomo. Era, per que' tempi, fortissimo arnese. Quattro torri merlate lo munivano sugli angoli. Lunghesso le mura si aprivano larghe finestre, partite a colonnini, indizio di fasto all'interno; ma su quelle finestre correva un poderoso cordone di pietra e poco sopra di questo una lunga balconata, colle sue caditoie aperte sotto gli sporti, donde all'occorrenza si facea piovere una gragnuola di sassi sui nemici che avessero ardito accostarsi a pie' delle mura.
Grandiosa mole, che, a mezzo diroccata (dopo essere risorta un'altra volta, insieme colla mutevole fortuna de' suoi signori) fa tuttavia bella mostra di sč, e potrebbe anco tentare il pių nobile dei capricci che la ricchezza consenta ai fortunati del tempo nostro; il capriccio, vo' dire, di restaurare il passato nella sua parte accettabile!
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Castel Gavone
Storia del secolo 15.
di Anton Giulio Barrili
Fratelli Treves Milano 1875
pagine 304 |
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