- Va dunque; piglia quattro soldati alla porta di San Biagio e sia il nostro Giacomo condotto al castello, dove gli sarà usata ogni cura.
- Padre mio, - entrò a dire timidamente quell'anima pietosa di madonna Nicolosina, - se noi gli andassimo incontro?
- Perchè no? - soggiunse il marchese, assentendo del gesto. - È delle dame aver cura ai feriti. Giacomo Pico ha salvato la vita a me; la mia famiglia deve essergli grata. Andate dunque e veda il Finaro che le sue castellane son pronte ad ogni ufficio di carità pei nostri fedeli servitori e soldati. Ma ora che Pico è ferito, chi porterà l'annunzio della sfida di Genova al capitano della Lega, a Millesimo? -
Tommaso Sangonetto, che stava coll'occhio alla penna, vide che quello era momento da farsi avanti e acciuffar l'occasione.
- Magnifico signore, - diss'egli, inchinandosi, - non valgo io nulla per obbedirvi? Son tutto vostro e se v'è cosa che io possa fare, in cambio del mio povero amico, eccomi ai vostri comandi.
- Sì, puoi servirmi benissimo; - rispose il marchese Galeotto. - Si tratta di portare una lettera a messer Francesco del Carretto, signor di Novelli. Lo troverai a Millesimo, nella torre di Oddonino. Andando a staffetta, potrai essere domani, all'alba, in Millesimo. Va dunque a pigliare il nostro Giacomo e torna; ti metterai in viaggio tra un'ora. -
Ed ecco il nostro Tommaso Sangonetto ambasciatore dell'esoso tiranno. La fortuna capricciosa lo aveva innalzato a quel segno; ma la fortuna egli l'avea anche aiutata con una mezza serqua di bugìe; non le era dunque debitore di nulla.
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Castel Gavone
Storia del secolo 15.
di Anton Giulio Barrili
Fratelli Treves Milano 1875
pagine 304 |
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