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      O meditava, tenendo a bada i nemici sulla Marina, di andarli a pigliar dalle spalle sui monti, e l'assalto improvviso anche da quella banda riusciva a guastargli il disegno. Pareggiate in una data misura le forze, chi assalta ha sempre bel giuoco.
      A pareggiare le forze, ed anche un pochino le sorti, che sogliono quanto quelle aver peso nella bilancia, non parve a Galeotto esserci partito migliore che quello di una incamiciata. Nel fitto delle tenebre la pochezza del numero non faceva danno, anzi tornava a vantaggio, purchč i meno avessero cuore; inoltre, nello scompiglio d'un assalto non aspettato, una linea cosė lunga di accampamento si difendeva men bene che a giorno chiaro, contro un numero tre volte maggiore.
      Cosė pensando, sceglie cinquecento de' suoi pių animosi e provati; li fa calare a tarda sera dal monte che corre alle spalle di Castelfranco e si rovescia con essi sullo steccato di Vigna Donna. Dalla marina altri ne escono in numero di forse trecento, e li comanda Barnaba Adorno, che non ha voluto abbandonare il suo ospite, poichč il giorno delle tristi prove č giunto ancora per lui. Questi e gli altri hanno indossato una camicia sul giaco, per riconoscersi nella mischia a vicenda.
      Tutto andō francamente(8) come avea disegnato il marchese. Prima a dar dentro furono gli uomini di Barnaba Adorno, dalla parte di San Fruttuoso. Giunsero senza intoppo sino all'orlo del fosso, lo colmarono con fascine, tempestarono di colpi la stecconata, e fecero impeto nel battifolle. Ma lė, a poca distanza dalle prime difese, l'ingegno acuto di messer Pietro avea seminato i tranelli, facendo scavare carbonaie e bocche di lupo, nelle quali cascarono molti assalitori a rinfusa.


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Castel Gavone
Storia del secolo 15.
di Anton Giulio Barrili
Fratelli Treves Milano
1875 pagine 304

   





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