Inoltre, una bombarda di mezzana grandezza dicevasi cortana; passavolante la bombarda più lunga.
Toglievasi la mira con due traguardi, collocati alle due estremità della tromba, e alzando e abbassando la parte anteriore del pezzo, con piuoli, o zeppe di legno. La vite di mira doveva essere un trovato del moltiforme ingegno di Lionardo da Vinci. La carica, poi, non si accendeva colla miccia, bensì con ferro rovente, in forma di uncino, che si accostava al focone. Ad ogni colpo fatto, la canna si rinfrescava, ungendola d'olio, od anco di aceto; più tardi l'acqua giustamente prevalse.
Usavasi anche il mortaio solo, senza la tromba, sotto il nome generico di bombarda; e forse fu questa la sua forma più antica, che sottentrò ai màngani, ai trabocchi, alle briccole, ingegni di vecchio stampo, che tutti traevano, come il mortaio, in arcata.
La difficoltà di maneggiare queste armi, il tempo soverchio che si spendeva a caricarle, ed anche in parte il pericolo che c'era a trattare la polvere, furon cagione che l'uso di que' graziosi ordigni per lunga pezza stentasse a volgarizzarsi e che per quasi tutto il secolo XV l'arte della guerra non n'avesse mutamenti essenziali. In molti luoghi i trabocchi e le briccole durarono a fronte delle spingarde e dei falconetti. Genova, ad esempio, non ebbe bombarde fin dopo la guerra di Chioggia. Il Giustiniani lo nota espressamente in due luoghi, accennando la moltitudine delle bombarde veneziane "ritrovate di nuovo per questo tempo (1379)" e, aggiungendo più sotto, "l'uso delle quali non avevano ancora i Genovesi.
| |
Castel Gavone
Storia del secolo 15.
di Anton Giulio Barrili
Fratelli Treves Milano 1875
pagine 304 |
|
|
Lionardo Vinci Chioggia Giustiniani Genovesi Genova
|