Basti il dire che in questo parapiglia improvviso, Anselmo Campora fu ferito accanto alla signora Ninetta di cui si fece riparo al corpo, mentre da solo sosteneva l'assalto di cinque nemici. Ne uscì, per altro, ad onor suo, con una di quelle che egli dicea graffiature e che altri avrebbe chiamato sberleffi belli e buoni, quantunque non belli, nè buoni. Ma la sua dama fu salva dalle ingiurie nemiche, e questo era per lui l'essenziale.
Gran danni soffersero i fanti delle tre podesterie intorno a Genova e dei vicariati di Spezia e di Chiavari. Il loro comandante, Carlino da Voltaggio, fu preso e condotto prigione, malgrado gli sforzi fatti da' suoi per liberarlo. I passi erano angusti e in molti uomini si facea come in pochi; anzi, per la confusione che nasce dal numero, assai meno che in pochi. Il battifolle del poggio di Maria fu corso e ricorso dai Finarini; così quello dell'Argentara; prigioni potevano farne non pochi; ma perchè avrebbero portato tante bocche inutili dentro del Borgo? Li lasciarono adunque e tornarono nelle mura, carichi di bottino e di gloria.
Messer Pietro Fregoso, per la prima volta dacchè era venuto all'impresa del Finaro, si morse le labbra, e sino a far sangue; tanto fu la sua stizza per l'audacia del marchese e per la nissuna vigilanza de' suoi.
In quel mezzo, giungeva il Sanseverino colle venticinque lancie e la promessa di nuovi aiuti di Francia. Galeotto, cresciuto mirabilmente d'ardire, disegnò tosto in cuor suo una bellissima impresa; che era quella di andare egli in persona a tentare un colpo su Noli, per togliere quel fortissimo luogo alla protezione dei Genovesi e in pari tempo impedir loro la ritirata, e intercettare le salmerie.
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Castel Gavone
Storia del secolo 15.
di Anton Giulio Barrili
Fratelli Treves Milano 1875
pagine 304 |
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