- Non vo' che mi si ami per gratitudine, io!
- Oh tristo! - sclamò Nicolosina, con accento di lieve corruccio. - E non è un nobile sentimento forse?
- Sì, - rispose egli confuso; - ma infine....
- Infine, - proseguì ella, - voi siete l'amico nostro, il servitor più fedele e più caro; mio padre....
- E sempre vostro padre! - interruppe Giacomo Pico, stizzito di non poter uscire da quella cerchia di affetti tranquilli e di accenni al suo umile stato.
Qui fu per madonna Nicolosina il caso di pigliare il broncio davvero.
- Messer Giacomo, e come? - chiese ella, tirandosi indietro un passo e guardandolo severamente. - Non amereste par avventura mio padre?
- Voi mi uscite di proposito, madonna Nicolosina! - gridò il giovine, riscaldandosi a sua volta. - Ah, questo è troppo ed io ho troppo sofferto. Fossi morto almeno, di quella stoccata, più pietosa a gran pezza delle vostre parole! E perchè, voi che mi parlate ora in tal guisa, siete accorsa a togliermi di laggiù, ov'io sarei presto uscito di pena?
- Non mi fate colpa di un uffizio di carità, ve ne prego; - rispose ella turbata. - Chi soffre ha diritto alle nostre cure, e più ancora quando egli soffre per nostro servizio.
- Ah, - soggiunse egli amaramente, - voi dunque non mi amate? -
La fanciulla lo guardò stupefatta. Egli incalzò la dimanda e fu per afferrarle una mano; ma ella lo rattenne con un gesto severo.
- Messer Giacomo, - soggiunse poscia, con accento impresso di dignità e di tristezza ad un tempo, - mi farete pentire d'esser venuta a darvi il buon dì. -
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Castel Gavone
Storia del secolo 15.
di Anton Giulio Barrili
Fratelli Treves Milano 1875
pagine 304 |
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