Questo le era dimostrato aperto dall'aria scontenta con cui la sua comparsa era stata accolta da Giacomo, e dal rossore di madonna Nicolosina, che, giovine com'era e non avvezza a quelle battaglie, non sapeva, e neppure cercava, nascondere il suo turbamento.
Perciò, come ho detto, rimase impacciata sull'uscio, senza fare un passo avanti, nè indietro, e balbettò, così per aver aria di dir qualche cosa, alcune parole vuote di senso.
Non meno impacciata di lei, madonna Nicolosina ebbe mestieri di tutta la virtù dell'animo suo in quel punto.
- Che cosa vuoi? - dimandò ella, in apparenza tranquilla, ma reprimendo a stento la sua commozione.
- Niente, madonna; - rispose la Gilda umilmente. - Ero venuta a vedere se messer Giacomo non avesse bisogno di nulla.
- Per ora no; - soggiunse Nicolosina; - ci sono io.... e debbo dire qualcosa a messer Giacomo Pico. -
Questo aveva potuto il sentimento della propria dignità in quell'anima vergine, di farle indovinare che il miglior modo di cansare il pericolo di un falso giudizio era quello di affrontarlo con sicura alterezza. Tanto è vero che le profonde commozioni temprano, meglio dei lunghi insegnamenti, la umana natura. La fanciulla era morta quel giorno; la donna nasceva.
La Gilda chinò il capo, in atto d'obbedienza, e si mosse. Una sua occhiata furtiva al Bardineto voleva dire a lui tutti i dubbi che le passavano per la mente; ma egli non vi badò più che tanto, e la povera ancella se ne andò raumiliata.
Per altro, giunta a mezzo della scala, si pentì d'esser discesa.
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Castel Gavone
Storia del secolo 15.
di Anton Giulio Barrili
Fratelli Treves Milano 1875
pagine 304 |
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