Siatene amico, ve ne prego. Vedete intanto il bel frutto delle vostre fantasie; che dirà di noi quella povera fanciulla, che or ora è uscita di qui? Ella vi ama; me lo ha confessato. Amatela anche voi, messer Giacomo; ella lo merita; non fate che io, senza volerlo, senza pure saperlo, abbia rapito il cuor vostro alla mia povera ancella. -
Il Bardineto alzò sdegnosamente le spalle.
- Di ciò soltanto vi duole? - gridò egli, che, nella stizza ond'era tutto invasato, non doveva imbroccarne più una. - O forse mi date l'ancella vostra a dispregio?
- Nè di ciò mi duole, nè io fo d'alcuno la poca stima che dite. Ma via, non torniamo agl'ingrati discorsi. Ancora una volta volete essermi amico?
- No; - rispose egli con ruvidezza; - o tutto o nulla. Questa impresa si leggerà nel mio scudo, quando io ne porti uno inquartato, da contendere di nobiltà coi più celebrati e superbi. E vedrò allora.... - soggiunse il Bardineto, infiammandosi, - vedrò allora se non vorrete esser mia!
- Dimenticatemi, messer Giacomo Pico; - disse a lui di rimando Nicolosina, più afflitta tuttavia che ferita da quelle acerbe parole. - Siete violento e scortese. Se tutti gli uomini vi rassomigliano, io non amerò nessuno sulla terra.
- Il primo che ardirà di amarvi, lo ucciderò come un cane! - gridò il Bardineto, con piglio feroce.
- Mi farete la solitudine intorno? - replicò ella sdegnata, guardandolo in aria di sfida. - Suvvia, tentate la prova! -
Il Bardineto non vedeva più lume.
- Voi amate qualcheduno; - le disse, con voce soffocata dalla rabbia; - confessatelo!
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Castel Gavone
Storia del secolo 15.
di Anton Giulio Barrili
Fratelli Treves Milano 1875
pagine 304 |
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