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      E cinque o sei di questi saluti erano mandati ogni giorno dal ferreo labbro della signora Ninetta.
      - Triste cosa la guerra! - esclamò il forastiero, notando un atto di sgomento che ella non aveva potuto reprimere.
      - Ah sì, messere, triste cosa! - rispose la giovinetta sospirando. - Il Finaro, pur troppo, non fa lieta accoglienza a' suoi visitatori cortesi.
      - Madonna, e perchè? - diss'egli di rimando. - Ognuno di costoro si recherebbe a ventura di partecipare ai pericoli e ai danni di questa nobile terra, come ho fede che presto dovrebbe partecipare al trionfo e alle gioie del vostro gloriosissimo padre. Inoltre, perchè tacerlo? con voi, madonna, anche assalito da tutte le armi della potente repubblica genovese, il castel Gavone sarebbe un luogo di delizie per esso. Vi parlo liberamente, come vogliono i casi che qui mi hanno condotto; non ve ne adontate! Che più? posso io dirvi tutto, aprirvi il mio cuore? -
      E la guardava, così dicendo, con occhi tanto amorevoli, che la povera Nicolosina fu sul punto di lasciarlo proseguire. Un sentimento di verecondia la rattenne.
      - No, ve ne prego, messere; - rispose ella nobilmente. - E vi dirò cosa, a mia volta, che parrà imitata dalle vostre parole di poco fa; - soggiunse poscia, con un certo sorriso leggiadramente malizioso; - o voi siete il conte d'Osasco, o ch'io vi ho già troppo ascoltato.
      - Lo sono; - diss'egli, arrossendo al pari di lei in quel punto; - e come lo avete voi indovinato? -
      Ingenua domanda! E come gli uomini più accorti, messi al cospetto d'una semplice donna, tornano spesso fanciulli!


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Castel Gavone
Storia del secolo 15.
di Anton Giulio Barrili
Fratelli Treves Milano
1875 pagine 304

   





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