Per lo passato, in simiglianti negozi, mi fu utilissima l'opera diligente e sollecita di Giacomo Pico. Lui ferito e costretto al riposo, adoperai il nostro bravo Sangonetto; ma oramai colla buona volontà di lui ho fatto già troppo a fidanza....
- Magnifico messere, - disse allora il conte d'Osasco, - se è cosa che vi preme....
- Assaissimo; - interruppe il marchese; - e subito, se ci amate, dovrete salire in arcione. -
Madonna Nicolosina respirò, vedendo l'atto di consentimento del giovine. Giacomo Pico, in quella vece, si morse le labbra. Nel tardo mutar di consiglio del marchese Galeotto egli scorgeva la mano di Nicolosina e i sospetti che certo l'avevano guidata a chiedere l'allontanamento del conte.
- Non ho io forse una maschera al volto? - diss'egli tra sè. - E deve ella credere che io mi strugga d'amore e di rabbia per lei? -
La deliberazione improvvisa del marchese Galeotto non poteva piacere nemmanco al nostro Tommaso, che vedeva andarsene in fumo tutte le sue ambizioni. Imperocchè egli non era sincero col Bardineto, quando gli diceva di dover tornare ciliegia.
- Magnifico messere.... - balbettò egli, ingrullito; - ed io?
- Con me e col tuo valoroso amico all'impresa di Noli; - rispose amorevole il marchese Galeotto. - È giusto che io non tolga ai miei buoni vassalli l'occasione d'illustrarsi con qualche atto di singolare prodezza. E tu, mio buon Tommaso, n'hai certo una voglia spasimata.
- Se l'ho, magnifico messere!... Certo, che l'ho; l'hanno tutti! - farfugliò il Sangonetto, che non sapeva a qual santo votarsi.
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Castel Gavone
Storia del secolo 15.
di Anton Giulio Barrili
Fratelli Treves Milano 1875
pagine 304 |
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