Ora siffatti onori si lasciano volentieri a cui piacciono, e i compagni suoi non ci trovarono niente a ridire. Così saliva animoso, o gli altri dietro a lui, ma alla distanza di due o tre piuoli, quasi per ossequio a tanto valore. Ora mentre si tirano a fatica in alto, coi loro palvesi imbracciati sul capo, ecco ad un tratto la scala traballa, gira sopra uno dei pie'; chi è in tempo s'aggrappa al legno malfido e si trattiene sospeso; chi stava in quel mentre colla mano levata, a cercare il piuolo più alto, brancica l'aria e cade riverso nel fitto dei compagni che erano pronti a seguirlo; grida involontarie rompono dal petto di chi cade e di chi riceve il colpo inatteso, e più delle grida torna molesto all'orecchio del capitano lo strepito delle armature percosse.
- Sant'Eugenio! - gridò in soprassalto una voce dai merli. - Sant'Eugenio e Noli! Cittadini, alle mura; il nemico, il nemico! -
A questa voce un'altra rispose e un'altra ancora più lunge. In breve gridarono accorr'uomo tutte le scolte e fu messo il castello a romore. Ben volle Galeotto profittare dell'oscurità e dell'incertezza dei difensori, spignendo quanti più poteva sui merli; ma già dalle caditoie piombavano pietre, e una d'esse, rompendo a mezzo una scala, fece ruzzolare un drappello de' suoi, tra i quali Giacomo Pico, che per altro non n'ebbe alcun danno, salvo le ammaccature del suo panzerone di ferro.
L'insidia era sventata; i Nolesi accorrevano in furia alle mura e le lor grida empievano l'aria, facendoli parere i due cotanti del numero.
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Castel Gavone
Storia del secolo 15.
di Anton Giulio Barrili
Fratelli Treves Milano 1875
pagine 304 |
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Eugenio Eugenio Noli Galeotto Giacomo Pico Nolesi
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