- Egli non intende l'amore; è di tempra volgare; desidera, non ama. Ed io t'amo. Sei bella, - soggiunse, notando un misto di sorpresa e d'incredulità che le traspariva dagli occhi, - sei bella come la vergine Maria, che frate Angelico ha raffigurata, e che i nostri signori custodiscono tanto gelosamente nella chiesa di San Giorgio. Come torno io ad avvedermi di ciò, io che fui tanto smemorato per giorni e per mesi? Vedi, Gilda, mia Gilda, sono stato cieco; che dirti di più? Si è fuori di senno talvolta, come si è presi dal vino. Certo la tua signora mi ha posto una malìa, per condurmi in mal punto, e spezzare il tuo povero cuore. Imperocchè, vedi, io lo sentivo, di essere amato da te. Erano le tue bianche mani che mi davano più grato refrigerio, quando le s'accostavano a medicarmi la ferita. Laggiù all'Altino, te ne rammenti? sei stata la prima a giungere, la prima a toccarmi. E desiderai di rimanere eternamente colà, quando sentii il tuo braccio scorrere lievemente sotto il mio capo per rialzarlo, quando sentii sulle mie guancie l'alito della tua giovinezza. E poi, quale follìa! Come ho potuto io uscir fuori di me? Credilo, fu una malìa. Più ti guardo, e più vedo che nessuna donna ti vince in bellezza. Occhi meravigliosi che han pianto tanto!...... Anche i miei, Gilda, ma non piangeranno più, o piangeranno per te. Labbra porporine, da cui mi sarà così dolce una parola di perdono! guancie morbide, che non respingeranno i miei baci!.... -
Accesa di quelle parole, gittata di balzo in un mondo così nuovo per lei, Gilda trovò pure la forza di svincolarsi dalle strette del giovine.
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Castel Gavone
Storia del secolo 15.
di Anton Giulio Barrili
Fratelli Treves Milano 1875
pagine 304 |
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