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      Del resto era un buon diavolo, amava il suo paese, la sua casa, la sua famiglia, e, quantunque a modo suo, anche il ragazzo, bocca inutile, com'egli soleva chiamarlo. Quando vennero i tristi giorni pel Finaro, fu egli che diede al Maso l'esempio delle opere forti. Veduto lo spianto della sua casa e la impossibilità di ripigliare il suo traffico di vin cristiano, era andato a mettersi nelle mani della sua cara nipote; per intercessione di lei aveva appoggiato la sua famigliuola al castello, e, indossato un vecchio panzerone di ferro che si ricordava de' suoi vent'anni, aveva detto tra sè: "crepi l'avarizia, quest'oggi il marchese avrà un soldato di più".
      Gli era venuto sulle prime il ghiribizzo di attaccare il Maso alla sua guerresca persona; ma ricordò saviamente di essere tavolaccino e non capolancia, e, data licenza al ragazzo, gli disse: va, accònciati con qualche pezzo grosso e sii soldato fedele! Voleva anche dargli lo scapellotto d'uso; ma questa maniera d'essere armato cavaliere non facea comodo al Maso, che fu pronto a sbiettare.
      Ed era andato, come gli raccomandava il padrone; e al tempo in cui lo ritroviamo, era paggio, cioè a dire governava il cavallo di messer Antonello da Montefalco, capitano dei finarini dopo la partenza di Francesco del Carretto, il quale, come sanno i lettori, aveva imitato il corvo dell'Arca.
      A' servigi di quel provato uomo di guerra, il nostro Masuccio, se ancora non aveva fatto prodezze, certo ne avea vedute e di molte. Esse per altro non aveano tolto che i genovesi piantassero bastite per ogni dove, a Gottafrigia, al poggio della Croce, che è presso Gorra, sul dorso di Pian Marino, sulle alture di Melogno, a Orco, a Collamonica presso Feglino, nel luogo di Corsi dirimpetto a Carbuta, facendo per tal guisa alla terra assediata una corona di torri.


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Castel Gavone
Storia del secolo 15.
di Anton Giulio Barrili
Fratelli Treves Milano
1875 pagine 304

   





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