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      Intanto si ciarlava di pace, ma così, fiaccamente, senza scaldarcisi il sangue. I genovesi dovevano restituir Castelfranco e mandar libero senza riscatto il marchese Giovanni, cogli altri prigionieri fatti a Giustenice. Quanto al marchese Galeotto, egli non ci aveva a rimettere un bruscolo.
      Questo almeno credeva, e non era de' suoi errori il più grave; dovendosi avere per tale la speranza in lui nata e cresciuta che simili pratiche fossero fatte da senno. Ma egli s'era fondato sulla morte di Giano Fregoso, avvenuta in dicembre, dopo una malattia di tre mesi, e sulla elezione a doge del fratello di lui Ludovico, generalmente creduto meno avverso ai Carretti. Ora di che tempra fosse Ludovico Fregoso e che potesse Galeotto aspettarsene, sarà manifesto tra breve.
      Torno intanto al Maso, che questi discorsi m'han fatto lasciare in compagnia di messer Antonello da Montefalco, mentre avrei dovuto già raccontare com'egli cambiasse di bel nuovo padrone, e questa volta senza molto suo gusto.
      Ciò avvenne una mattina sullo scorcio di dicembre. Alcuni drappelli di finarini erano usciti dalla porta di San Biagio a foraggiare nella campagna di Pertica; dappoichè, non solamente difettavano le vettovaglie pei combattenti, ma eziandio la paglia e lo strame per quella moltitudine di cavalli che il marchese Galeotto aveva radunati nel Borgo.
      Messere Antonello da Montefalco guidava egli stesso quella importante fazione. Epperò non ci mancava la persona del Maso, che si vedeva marciare di costa al cavallo del capitano, colla sua balestra manesca in ispalla.


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Castel Gavone
Storia del secolo 15.
di Anton Giulio Barrili
Fratelli Treves Milano
1875 pagine 304

   





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