Mai volpe vecchia s'accostò più guardinga al pollaio insidiato, di quello che il ragazzo dall'Altino a quella baracca di legno, in cui si patteggiavano le sorti del suo luogo natale. Egli voleva esser pronto ad apparire in atto di chi torni da una passeggiata, e per moto di prudenza istintiva tenea corrugate le labbra e dondolava la testa per zufolare in cadenza; ma il fiato lo chiudeva per bene tra i denti, poichè, se gli venia fatto, voleva udire, non essere udito.
Così infatti gli avvenne. Non ho detto che la fortuna ama i giovani?
Anselmo Campora data la sua scorsa nei pressi della capanna, aveva bandito per allora ogni sospetto e la conversazione proseguiva più calda che mai.
- Già, - diceva il Sangonetto, quando il Maso riuscì a metter l'orecchio da un altro lato del tramezzo, - la condizione sarebbe di ucciderlo. Egli non consentirà a questi patti, se non gli si leva d'innanzi quel terzo incomodo.
- Ucciderlo! - notò il Maso tra sè, - Diavolo! Chi sarà costui che si condanna in tal modo, senza fargli il processo? -
Intanto il Picchiasodo rispondeva.
- Ah, quanto a ciò, non lo sperate, Messer Pietro è un gentil cavaliere e non vi accetterà mai un tal patto.
- Manco male! - ripigliò il Maso, sempre tra sè, - Chiunque sia l'uomo che si vuol morto, questo messer Pietro Fregoso incomincia a piacermi.
- Non lo accetterà; - proseguiva il Picchiasodo. - Tanto e tanto si verrà a capo della vostra resistenza, o, per dir meglio, della resistenza del marchese. Ci ho il mio disegno anch'io e messer Pietro lo approva.
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Castel Gavone
Storia del secolo 15.
di Anton Giulio Barrili
Fratelli Treves Milano 1875
pagine 304 |
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