Era bella sempre; forse più di prima, per molti; ma non più come prima, e s'indovinava al solo vederla che il dolore era passato sul fronte della povera Gilda. Così l'ostro nemico, scaldato sulle arene dei deserti africani, brucia i teneri germogli delle piante, alidisce le splendide corolle dei fiori.
Quali fossero da parecchio tempo i pensieri di Gilda, il savio lettore ha già inteso. Si aggiunga a tante cagioni di tristezza, che ella aveva avuto pur dianzi la nuova della prigionia di Giacomo Pico.
- Anche tu, - le disse mastro Bernardo, vedendola in quello stato, - anche tu, mia povera ragazza, ti struggi di questi malanni che sono piombati su casa nostra? Brutti giorni, figliuola! E anch'io dovevo vederli a conforto della vecchiaia!
- Che farci, buon zio? Ci vorrà pazienza. Iddio è misericordioso, e quando avremo patito abbastanza...
- Eh, mi pare che il tempo sarebbe venuto! Ma via, non mormoriamo; forse son io l'umile strumento di cui la Provvidenza si serve per metter fine alle sue prove. -
La Gilda guardò meravigliata suo zio, per sincerarsi a' suoi atti se parlasse da senno, o non avesse per avventura dato il cervello a pigione. L'aria d'importanza ond'era impresso il volto di mastro Bernardo, faceva somigliare il bravo ostiere soldato ad uno del suoi tacchini, ingrassati pel Natale, quando gli faceano la ruota sull'aia.
- Sai? - proseguì mastro Bernardo, rispondendo ad una domanda che Gilda gli avea fatta cogli occhi. - C'è del nuovo. Notizie gravi! Non tremare. Uomo avvisato, mezzo salvato; ed io vengo a salvare il magnifico signor marchese.
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Castel Gavone
Storia del secolo 15.
di Anton Giulio Barrili
Fratelli Treves Milano 1875
pagine 304 |
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