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      Si rizzò tosto fuor delle coltri e stette coll'orecchio teso in ascolto. Quello strepito continuava, anzi venia sempre crescendo; laonde egli fu pronto a balzare da letto, per correre alla volta dell'uscio.
      Madonna Bannina si svegliò in soprassalto.
      - Che è? - dimandò ella sbigottita, vedendo in quell'ansia il marito.
      - Bannina mia, siamo traditi! - gridò egli, con voce tremante dallo sdegno.
      E uscito dalle sue stanze, s'imbattè in Antonio Porro, il quale, non avendo ancora potuto pigliar sonno, stava al pari di lui in ascolto sull'uscio della sua camera.
      Antonio vide il marchese, e i loro occhi si ricambiarono i comuni sospetti.
      - Il nemico? - chiese Galeotto sommessamente ad Antonio.
      - Chetatevi, mio signore! Vado a vedere.
      - No, no! Ti faresti ammazzare senza alcun frutto. Non senti? Son già nella gran sala. -
      Antonio, che già era persuaso della inutilità dell'andare, e soltanto si era profferto per divozione al marchese, si affrettò a sbarrare la porta.
      - Fuggite, dunque, messere! fuggite! - diceva egli frattanto,
      - Fuggire! e come? e lascierò i miei.... la mia casa?
      - Provvedete alla salvezza vostra, Galeotto! - disse madonna Bannina, che lo aveva seguito. - Voi libero, niente è perduto. Accogliete il consiglio di Antonio e la mia preghiera. -
      Il marchese non sapeva risolversi. Darla vinta del tutto ai traditori gli cuoceva; cadere in balìa dei genovesi gli parea troppo grande vergogna. E in tal contrasto esitava.
      - Orsù, egli non c'è tempo da perdere; - disse Antonio Porro. - Madonna, vi prego, annodate le lenzuola del letto, il copertoio, quanto vi capita alle mani.


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Castel Gavone
Storia del secolo 15.
di Anton Giulio Barrili
Fratelli Treves Milano
1875 pagine 304

   





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