- Antonio, per carità, soccorretelo; andate con lui. Io già non ho mestieri di nulla; - soggiunse, come per indurlo più facilmente a quel passo. - I nemici verranno; che importa oramai? Sono una povera vecchia e non ho niente a temere per me. Andate, Antonio, vi supplico; egli ha bisogno d'aiuto.
Il giovine, che l'aveva intesa alle prime, s'inchinò senza dir verbo, e d'un salto fu sul davanzale. Poco stante, facendo gran forza di braccia, si calò fino all'ultimo lembo del suo aereo sostegno.
- Messere, - dimandò egli a bassa voce, - ove siete?
- Son qua, buon Antonio. Hai voluto scendere anche tu? Pon' mente; s'è strappata la fune.
- Lo so. A che altezza da terra?
- Cinque, o sei braccia, mi pare. Ma bada a te; non ti gittar troppo in fuori, che potresti ruzzolare dai greppi.
- Non dubitate; conosco il terreno. -
E pigliando le sue misure così a occhio e croce, l'animoso scudiere spiccò il salto dalla parte opposta a quella donde aveva udito la voce del suo signore.
Agile e forte com'era, fu a terra senza farsi alcun male, e corse tosto in aiuto del marchese,
- Orbene? - gridò ansiosa madonna Bannina dal davanzale.
- State di buon animo, madonna. Qualche scalfittura, a cagione degli sterpi, e nient'altro.
- Ah, sia lodato il Signore! Andate dunque. Essi giungono. -
E toltasi dalla finestra, la nobil donna corse nella sua camera, dove stette in attesa.
Frattanto i nemici, giunti all'appartamento del marchese, tempestavano l'uscio di colpi. A breve andare le imposte volarono in pezzi, fu rotta la sbarra che ci avea posta a ritegno lo scudiero, e Giovanni di Trezzo fu il primo a dar dentro, colla spada sguainata.
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Castel Gavone
Storia del secolo 15.
di Anton Giulio Barrili
Fratelli Treves Milano 1875
pagine 304 |
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Antonio Antonio Bannina Giovanni Trezzo
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