Compagni di ventura, il principe d'Atene e il re dei Lapiti, rubarono Elena, ancor tenerella di età, la quale toccò in sorte al primo di loro; e il patto essendo corso tra i due che il perdente fosse dal vincitore aiutato a trovarsene un'altra, ne conseguì che Teseo accompagnasse l'amico di là d'Acheronte, per dargli mano al ratto di Proserpina; il secondo, e credo anche l'ultimo, attentato amoroso, di cui fosse fatta argomento quella povera dea. Il primo, se ben ricordate, fu commesso da Plutone, che poi consacrò la sua marachella con un bravo matrimonio e con un permesso alla moglie di andare in campagna da sua madre per sei mesi d'ogni anno.
Or dunque, s'avviarono i due amici all'impresa, ma senza aver fatto i conti con Cerbero. Il quale avventatosi alla gola di Piritoo, lo strangolò senza misericordia, dando tempo a Plutone di mettersi in arme e di far prigione il compare, che fu, anni dopo, liberato a stento da Ercole.
Ognun vede che questi non sono riscontri da farsi con Tommaso Sangonetto e con Giacomo Pico. L'antichità riverente ci ha fatto due eroi di Teseo e di Piritoo, forse perdonando, in ricompensa di più nobili imprese, queste ed altre loro scappatelle di gioventù; laddove i nostri due sozi, non che di lode, non sono pur degni di scusa. Epperò si ha da credere, se non c'è sotto un qualche artifizio acconcio a predisporre l'animo dei lettori, che i nomi de' due antichissimi eroi siano tirati in ballo per mostrare in che razza di dottrina è ferrato a diaccio l'autore di questo racconto, oramai presso al suo termine.
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Castel Gavone
Storia del secolo 15.
di Anton Giulio Barrili
Fratelli Treves Milano 1875
pagine 304 |
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